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«Il Cretto di Gibellina di Burri non è solo un gesto umanissimo di pietas. Non si limita a commemorare poeticamente una tragedia. Esso mostra il valore profondo che accompagna l'azione dell'arte in quanto tale: la morte non è l'ultima parola sulla vita, la forma dell'opera salva il mondo dal puro orrore». Le parole di Recalcati, autore del testo in volume, introducono alla maestosa opera di Land Art realizzata da Alberto Burri a Gibellina, dopo il terremoto che, nel 1968, colpì la Valle del Belice, in Sicilia. Invitato, insieme ad altri artisti dal sindaco Corrao, l'artista volle la sua opera nella vecchia città lacerata, ricoprendola con una distesa di cemento, a tenere salde le materie e i ricordi. Il Cretto si fa così toccante testimone ed eterno custode della Storia e delle persone che in quei luoghi hanno vissuto, sancendo un legame tra il bisogno di elaborazione del trauma e lo scenario storico in cui esso si materializza, antico e mitico. Nel volume, una ricca selezione di inedite immagini in b/n di Amendola, custode dell'archivio fotografico più ricco di Burri, in una reinterpretazione nuova ed esaustiva, dopo il completamento nel 2015, del Grande Cretto di Gibellina.